Slovenia: Mafia del gasolio?

Racconto del servizio Le Iene del 04/03/2020

Carburanti dalla Slovenia: è la “mafia del gasolio”?

Luigi Pelazza ci porta tra Veneto e Slovenia alla scoperta di una presunta truffa sulla compravendita del gasolio, che ogni anno sottrarrebbe alle casse dello Stato, e quindi a tutti noi, quasi 5 miliardi di Iva.

 

Volete risparmiare sul carburante alla pompa di benzina? Una speranza sacrosanta, ma attenti a dove andate a comprare: potreste ritrovarvi a essere solo l’ultimissimo anello di una catena illegale.

Luigi Pelazza indaga sulle truffe nell’acquisto di carburante a prezzi stracciati da compagnie petrolifere molto particolari.
Avviciniamo un esercente di una pompa di benzina che a telecamera nascosta ci spiega: “Attualmente pago platts + 10”.

Vi spieghiamo bene. Il valore del gasolio cambia ogni giorno, sulla base delle quotazioni di borsa. E quel valore si chiama per l’appunto “platts”, un numero a cui bisogna aggiungere le accise, cioè le tasse che invece sono fisse.

Immaginiamo ad esempio che il platts sia di 1 euro. Un benzinaio dunque acquista il gasolio dai depositi delle compagnie per platts + 10, vale a dire 1 euro +10. E quei 10 non sono altro che 10 millesimi di euro, che la compagnia aggiunge in teoria per recuperare le spese, e guadagnarci qualcosa.

Un prezzo comunque molto basso, improponibile per il mercato. Ce lo spiegano le stesse compagnie: “Èassolutamente fuori mercato: nessuno potrebbe stare in piedi vendendo a un prezzo così basso. Considera che noi, così come i nostri concorrenti, quando lo vendiamo a poco non possiamo permetterci di scendere sotto un platts +30 altrimenti non recupereremmo neanche le spese”.

Ma chi quindi può permettersi di vendere gasolio a platts +10?

Alcuni benzinai ci indicano un venditore di Verona, Cordioli, e noi allora andiamo a chiedergli spiegazioni. “Buongiorno, ci spiega un po’ questo meccanismo? Quando si vende magari a un prezzo basso…”.

Ma la risposta è netta: “Non so niente io, guardi. Andate via, fuori”.

Qualche giorno dopo la nostra visita, hanno ricevuto quella della Guardia di Finanza,  che ha arrestato il figlio del titolare nel corso di un’indagine proprio su quella che è stata definita “mafia del carburante” e che riguarderebbe anche soggetti contigui alla camorra.

Una persona bene informata su quel tipo di business ci racconta, chiedendo però l’anonimato: “Da quando è stato liberalizzato il mercato sono entrate nel settore figure… losche che ci stanno facendo terra bruciata intorno. Non capiamo come fanno a vendere alle pompe a prezzi così bassi. Il prodotto è buono… ma ho visto movimenti strani… autobotti con targa slovena che rifornivano alcune stazioni di servizio”.

Ecco svelato l’inghippo, forse, e così andiamo a Lubiana, in Slovenia, a vedere a che prezzo si può acquistare il carburante da rivendere in Italia. Spiegano: “In questo momento sul mercato viaggiamo a platts +15, almeno”.

Un prezzo altissimo, perché al gasolio sloveno vanno aggiunti obbligatoriamente per legge una serie di altri costi che fanno lievitare la spesa a platts +45. E poi bisogna aggiungere anche i costi di trasporto per portare questo carburante in un deposito italiano, per una cifra che lievita a ben platts +75.

Ma in Slovenia, a comprare carburante e spendere più che in Italia, verrebbero personaggi molto particolari, come ci raccontano altre persone: “Il mercato italiano, i nostri clienti, non abbiamo una grande diciamo… fiducia. Non abbiamo avuto nemmeno un cliente con delle garanzie fino adesso…Tutti pagano in anticipo… Abbiamo preso molte precauzioni… Noi vendiamo …. poi cosa succede non lo so…”.

Noi però quello che succede in Italia, una volta portato il carburante sloveno, intendiamo scoprirlo. E così andiamo al loro deposito di Capodistria. Lì incontriamo un camionista che parla italiano e cerchiamo di capirne di più.

“Conosci autisti che vanno in Italia?”. “Sì. Sloveni, italiani…arrivano di pomeriggio..”

E infatti poche ore dopo li vediamo arrivare.

Luigi Pelazza ne avvicina uno. “Dove vai tu?”. “Vado a Verona. Io carico qua, vado a Verona. Ricarico e scendo…” . Quando gli chiediamo dove scarichi esattamente, dice di non ricordare. Una cosa molto strana…

Ne avviciniamo un secondo.

“Tu da dove arrivi?”. “Uguale, siamo amici, siamo della stessa azienda. Carichiamo, scarichiamo e ricarichiamo, questo facciamo”.

“E come si chiama il deposito dove vai?”, gli chiede la Iena. La risposta è sempre la stessa: “Ah non lo so il deposito nome e cognome”. Sempre più strano.

Fino a che uno di loro, dopo un po’ di insistenza, ci fa un nome: Energy Group. A quanto pare, lì, ci sarebbe un gran bel movimento.

“Quanti camion siete in tutto a fare questo viaggio, 10-15?”. “Anche di più”. E allora li seguiamo e il giorno dopo sentiamo cosa dice a una persona interessata a comprare gasolio: “Ho un broker olandese che mi compra tutte ‘ste robe qua. La legge non vieta gli intermediari”.

Ma allora, ci chiediamo, a smenarci è l’intermediario? La risposta ci chiarisce il meccanismo di questo business: “Non se evade l’Iva!”

Ecco dunque come funziona: tra chi compra all’estero e chi vende, si inserisce una terza figura, il broker. È lui che compra effettivamente a un prezzo molto alto in Slovenia per poi vendere sottocosto in Italia. E riesce a vendere molto sottocosto proprio perché, altrimenti, il gasolio non glielo comprerebbe nessuno.

E così quando il broker andrà al deposito italiano, questi gli pagherà il prezzo stabilito per il gasolio, più l’Iva, che il broker ovviamente non verserà allo stato. E quando lo Stato chiederà indietro quell’Iva, basterà aver già liquidato la società di brokeraggio…

Un guadagno per tutti insomma: per gli sloveni che vendono al loro prezzo, per i broker che intascano l’Iva, e per i depositi italiani, che comprando il gasolio sottoprezzo possono poi rivendere alle pompe a tariffe vantaggiose per loro.

Facendo un semplice calcolo, ecco il risultato: moltiplicando il prezzo a cui il deposito compra il gasolio del broker (1,010 euro al litro) per i litri trasportati da ogni autotreno, circa 36mila, si ha una cifra di 36.360 euro, che genera un’Iva di circa 8000 euro. Se poi contiamo che in quel deposito di autotreni ne entrano 50 al giorno, questo potrebbe significare, da un nostro calcolo approssimativo, che l’Iva non pagata dai broker sarebbe di quasi 120 milioni di euro l’anno!

Quando andiamo a  spiegare il meccanismo ad alcuni benzinai, dicono di non esserne a conoscenza: “Ce lo dice lei adesso. Io non lo so che non posso comprarlo, io i costi della raffineria non li conosco”. “Tu mi hai spiegato quella cosa qui che non mi ha mai spiegato nessuno da quando faccio questo lavoro. D’ora in poi basta comprare da questi signori. Io se vedo che è platt+10 non compro, basta!”
Ogni anno, con questo meccanismo, si stima che venga evasa l’Iva per 4-5 miliardi di euro, tutti soldi che potrebbero essere utilizzati per i servizi pubblici. Mancati introiti che, ovviamente, devono poi essere compensati con nuove tasse.

E indovinate chi le paga?